Canyoning – intervista ad un esperto

Canyoning – intervista ad un esperto

Intervista a Gianni Dorigo

Guida Alpina specializzata Canyoning – intervista di Fabrizio Vago

Il Canyoning o torrentisimo consiste nella discesa di torrenti e di strette gole rocciose scavate dall’acqua. Tuffi, scivolate sui toboga, passaggi di arrampicata, calate mozzafiato in pozze di acqua cristallina sono il sale di questo sport di gruppo dall’indubbio fascino esplorativo, che ha il pregio di favorire socializzazione e tanto divertimento. Un attività di grande appeal ma potenzialmente pericolosa che richiede competenze tecniche di derivazione speleologica ed alpinistica unite a conoscenze specifiche sull’ambiente di forra e di fiume. Per questo la risposta alla classica domanda come fare canyoning è quanto mai delicata.

Per illuminarci su questo argomento ho chiesto aiuto ad un vero professionista del settore, Gianni Dorigo di Enemonzo (UD), Guida Alpina di “In Mont scuola di alpinismo” specializzata in canyoning che ci parlerà di questo nuovo modo di vivere il fiume, la roccia e la montagna. Un mondo quello del canyoning relativamente nuovo in Italia ma che sembra stia vivendo un vero e proprio boom negli ultimi tempi.

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Otto domande a Gianni Dorigo

Chi sei e come hai cominciato a fare canyoning?

Vivo a Enemonzo un paesino della Carnia, dove già da ragazzino avevo cominciato a giocare con il verticale. La passione per la montagna è entrata nel mio modo di vivere e di pensare ed ha condizionato le mie scelte e la mia vita. Così è arrivato il momento di renderla una professione frequentando i corsi di formazione per diventare guida Alpina.

Le prime esperienze di canyoning risalgono a 30 anni fa più o meno, quando da ragazzini esploravamo ruscelli con la curiosità che si può avere a quell’età. Lo scopo principale era quello però di salire o scendere senza nemmeno bagnarsi i piedi…Una sorta di canyoning primitivo senza mute e attrezzature ma senz’altro utile per sviluppare l’istinto e affinare l’equilibrio, la sensibilità e il fiuto nel trovare il percorso migliore e più sicuro.

Oggi utilizzando tecniche ed attrezzature particolari se è possibile affronto le discese dei torrenti direttamente in acqua. Tutto è cambiato da allora ma la voglia di esplorare è rimasta sempre quella di un tempo.

Come iniziare a fare canyoning?

Si può cominciare da zero senza problemi, ovviamente affrontando l’esperienza con gradualità e meglio se accompagnati da amici veramente esperti o da certificati professionisti del settore. Inoltre va considerato che il canyoning è uno sport che si presta ad esssere praticato in piccoli gruppetti perché favorisce socializzazione e divertimento. Evitare assolutamente il fai da te improvvisato e la discesa di percorsi in solitaria senza la necessaria esperienza.

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Domanda d’obbligo…Quali sono i principali pericoli nel canyoning?

I principali pericoli del canyoning sono legati all’ambiente inospitale in cui si svolge. L’acqua, talvolta vorticosa e talvolta fredda, la discesa di zone verticali, le rocce scivolose, la portata d’acqua dei fiumi, il cambio del meteo, sono fattori che vanno conosciuti e affrontati anticipatamente.

Come per la montagna in generale anche per il  canyoning è giusto distinguere due tipi di pericoli:

I pericoli oggettivi  dipendono dalle leggi naturali che caratterizzano un determinato ambiente. Nel caso specifico del canyoning sono le piene improvvise (flash flood), l’acqua fredda, il repentino cambiamento del meteo, la caduta sassi.

I pericoli soggettivi sono riconducibili ad errori di valutazione oppure a deficienze psicofisiche delle persone.

Rientrano in questa categoria le imperizie tecniche (manovre di corda sbagliate, corde doppie bloccate sotto un flusso d’acqua, ecc…), le difficoltà natatorie, l’impreparazione in relazione al percorso (non lo si conosce, non si valuta l’eccessiva portata d’acqua, è molto lungo, ecc…), l’impossibilità dell’uscita verso l’alto, ecc…

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I pericoli oggettivi possono essere ridotti, ma non eliminati del tutto. Quelli soggettivi invece dipendono dal livello di preparazione delle persone. Per questo non è mai opportuno affrontare un canyon senza un adeguata preparazione tecnica e senza l’attrezzatura necessaria.

E’ richiesta una preparazione fisica specifica per praticare il canyoning?

Non è necessario possedere particolari doti atletiche e neanche praticare un allenamento specifico. Doti preferenziali sono comunque una buona resistenza a sforzi prolungati e buone capacità natatorie e di arrampicata. Il freddo e la poca abitudine a muoversi con una muta addosso possono causare un consumo di energie più alto di quanto ci si possa aspettare. Gli itinerari hanno mediamente una durata variabile fra le 2 e le 8 ore.

Qual’è l’attrezzatura necessaria per le discese in canyoning?

I materiali usati nel canyoning sono di diverso tipo. Ci sono quelli che hanno a che vedere con l’acqua, come i calzari di neoprene e la muta che devono garantire la stabilità termica di chi li indossa: elementi fondamentali anche alla sopravvivenza, in caso di incidente, che quindi non possono essere sostituiti con materiali scadenti e di dubbia affidabilità. Poi c’è il casco, non uno qualsiasi ma omologato per la caduta dei sassi, perché siamo in montagna e può capitare. L’imbragatura specifica, che non può essere la stessa dell’arrampicata perché deve essere adeguata anche all’acqua. Poi discensori, corde che hanno una colorazione, una lunghezza e una tenuta particolare perché utilizzate in acqua.

Ovviamente al fine di ottenere la massima sicurezza da questi materiali è importante saperli usare a dovere adattandone l’uso al tipo di ostacoli e all’ambiente acquatico in particolare.

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Esiste come per l’arrampicata una tabella delle difficoltà nel canyoning?

Si certo anche per i canyon esistono delle scale di difficoltà legate principalmente a tre diversi fattori:

  • Verticalità. La lettera “v” seguita da una cifra da 1 a 7 (lasciando la scala aperta verso l’alto) per le difficoltà legate alla verticalità.
  • Aquaticità. La lettera “a” seguita da una cifra da 1 a 7 (lasciando la scala aperta verso l’alto) per le difficoltà legate all’acquaticità.
  • Impegno e durata. Una cifra romana da I a VI per l’impegno e la durata (lasciando la scala aperta verso l’alto)

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Su un itinerario, il fatto di evitare un ostacolo o di utilizzare un tecnica specifica (calata guidata…) può determinare una quotazione inferiore. I salti sono, in genere, considerati facoltativi.

La valutazione vale per una portata media o ordinaria, in periodo di pratica normale, pertanto con un livello relativamente basso ma non necessariamente in periodo di secca. Si intende inoltre per una pratica normale e ragionata, in un contesto di sicurezza ed efficienza dei movimenti (una ricerca personale di aumento della difficoltà non aggiungerà nulla alla quotazione iniziale).

Con l’aumento dell’interesse verso questa attività si vede crescere anche il numero delle guide abusive. Qual’è la situazione normativa in italia in materia di canyoning?

canyoningIn Italia purtroppo non esiste ancora una norma specifica che disciplini la figura della guida di canyoning. Dal momento in cui però il percorso preveda, per la natura stessa del terreno, l’uso di attrezzature e di tecniche alpinistiche è gioco forza fare riferimento alla legge n. 6 del 02/01/1989.

In base a tale legge l’unico professionista abilitato ad accompagnare e ad insegnare la pratica del canyoning è la Guida Alpina specializzata in questa disciplina (specializzazione a livello internazionale, recepita anche a livello nazionale). Se vuoi saperne di più su questo argomento leggi questo interessante articolo pubblicato sul sito delle Guide Alpine Italiane.

Per chiudere…quale è il più bel posto dove hai fatto canyoning?

Il canyon che devo ancora scendere, il prossimo…Ovunque nel mondo…

Grazie Gianni e buon canyoning a tutti!